1987 - 2000 L'epoca delle MEDAGLIE d'ARTE
1987, LA PRIMA MEDAGLIA - "VIII centenario dell'assedio di ALATRI da parte di re ENRICO VI - A.D. 1186" (in collaborazione con l'Archeoclub di Alatri).
Questo Circolo affronta per la prima volta la tematica medaglistica nel 1986 quasi per caso. Nel corso dell'anno ricorre l' VIII centenario dell'assedio di Alatri da parte del re Enrico VI di Hoenstaufen, figlio dell'imperatore Federico I Barbarossa, e della “disfida del Malpensa”. In una riunione del Circolo all'inizio dell'anno il socio Amilcare Culicelli, Presidente dell'Archeoclub di Alatri, ci avverte che il notaio guarcinese Giuliano Floridi sta facendo coniare privatamente una medaglia d'arte in cui nel rovescio rende onore ad un proprio antenato Bonetto de' Floridi, console milite crociato (vedi immagine a destra), e nel dritto celebra la famosa “disfida del Malpensa”, avvenuta nel 1186 nei pressi della città di Guarcino (FR).
Tale disfida avviene dopo che l'esercito teutonico aveva già assediato per diversi giorni la Città di Alatri, senza riuscire a piegare la resistenza dei suoi abitanti. Pertanto, secondo il parere di Amilcare Culicelli, anche se in probabile ritardo con i tempi, occorre tentare di far coniare anche noi una medaglia d'arte, preferibilmente contattando lo stesso esperto autore della precedente, lo scultore medaglista Luciano Zanelli di Roma, il quale periodicamente viene nella casa di vacanza a Fiuggi.
Luciano ZANELLI (Roma 1941) si cimenta sin dalla giovane età in varie attività artistiche. Per una decina d'anni tra il 1967 e il 1977 si dedica alla pittura, in cui il tema dominante è il volo (Zanelli è un ufficiale dell'Aeronautica Militare) reso in modo originale e con singolari cromatismi. Nel frattempo compone anche interessanti e apprezzati libri manuensi e iconografici: “Felcia Anticoli Fiuggi” (1ª edizione 1973, subito ristampata nel 1975), “Anni Santi Sacri e Profani” (1ª edizione 1975). Nel 1978, con pubblico concorso, è ammesso alla Scuola dell'Arte della Medaglia dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato di Roma, dove nel 1981 prende il diploma di scultore-medaglista. Arriva il momento di importanti opere scultoree, targhe, monumenti e medaglie d'arte. Numerosi sono i riconoscimenti ottenuti, basta ricordare la medaglia d'oro dell'E.P.T. di Roma nel 1976 per la sua opera saggistica e grafica e le nomine di: vincitore per il concorso “Monumento Aviatore” Roma/Eur (1976); vincitore del concorso nazionale A.I.A.M. Per la medaglia “Anno del Fanciullo” 1979 e vincitore concorso nazionale I.P.Z.S. Per la medaglia “Calendario 1981”.
Zanelli, tra l'altro persona di squisita disponibilità e gentilezza, contattato dai fratelli Amilcare e Nazareno Culicelli ci riceve nella sua casa a Fiuggi, ci illustra tutti i passi necessari per poter effettuare una medaglia d'arte, ci dà ottimi consigli per affrontare al meglio una iniziativa nuova per un Circolo nato da poco. Inoltre, ben conoscendo la storia e la leggenda dell' “Assedio di Alatri da parte di re Enrico VI nel 1186”, gli viene subito l'idea di come raffigurare l'avvenimento nel dritto della medaglia. Per il rovescio il socio Amilcare Culicelli propone un passo in latino tratto da una cronaca dell'epoca.
Fatto il primo adempimento, adesso occorre sensibilizzare le Autorità istituzionali per poter affrontare il problema economico. Infatti, oltre al denaro necessario per compensare l'Autore per il suo lavoro, occorre fare in modo di vendere le 100 medaglie, numero minimo per la coniazione presso il Poligrafico e Zecca dello Stato. Ma il tempo passa e, all'inizio dell'autunno, le Istituzioni interpellate ancora non danno risposte rassicuranti, per cui, viste le poche prenotazioni pervenute (circa una trentina, effettuate soprattutto dai Soci del Circolo Filatelico-Numismatico e dell'Archeoclub), si è molto pessimisti sulla riuscita dell'impresa.
A novembre, durante una riunione dei Soci, ad Amilcare Culicelli e Vincenzo Marocco viene l'idea di giocare la carta dei commercianti di Alatri. Poco prima delle festività natalizie i due si recano presso tutti i negozianti del centro storico, spiegano l'iniziativa per la creazione di una medaglia d'arte d'importanza storica, promettendo, a chi aderisce e prenota, la pubblicità gratuita su tutti i manifesti e locandine previsti per la manifestazione. In qualche settimana si raggiunge il minimo delle 100 medaglie e, con grande soddisfazione, si dà l'incarico allo scultore-medaglista Zanelli, il quale nel frattempo aveva già approntato un disegno per i due lati della medaglia (vedere immagine di seguito).
FATTI STORICI e LEGGENDE.
Per “leggere” bene la medaglia in preparazione, occorre riportare i fatti storici del 1186 e le leggende popolari con essi tramandate.
Vecchie aspirazioni degli imperatori tedeschi del Sacro Impero Romano-Germanico sono sempre state: l'affermazione continua dell'autorità imperiale nei riguardi della Chiesa e del Papato e i tentativi di riunire ai propri dominii anche il possesso dell'Italia meridionale. Federico I di Hohenstaufen, detto il Barbarossa (1152-1190), cerca di centrare entrambi gli obiettivi, ma se il primo non gli riesce anche a causa della potente nascente autonomia comunale ed alla grave sconfitta subita a Legnano (1176), il secondo viene centrato nel 1184 concludendo un matrimonio politico tra il proprio figlio Enrico e Costanza di Altavilla, zia ed erede del re normanno di Sicilia Guglielmo II, che morrà poco dopo nel 1186.
L'ira di Papa Urbano III, che si considera signore del feudo siciliano, è enorme in quanto si vede adesso accerchiato e cerca alleati in tutte le città guelfe. Nel 1186 il futuro re Enrico VI, diretto in Sicilia, entra nel Lazio imponendo a tutte le città di passaggio il versamento del “fodro”, una tassa dovuta dai sudditi per il sostentamento delle truppe imperiali. Diversi comuni (tra cui Anagni, Anticoli (l'attuale Fiuggi), Frosinone, Guarcino, Palestrina, Veroli ecc.) si piegano ma altri resistono.
“L'austera rocca di Fumone chiude in faccia le porte ai messi imperiali contrariamente a più potenti città della Valle del Sacco. Enrico VI invano tenta di prenderla d'assalto, giudica dispendiosa l'azione, (e allora i) Germani gingono d'assedio Ferentino che si è unita a Fumone. Dopo martellanti azioni gli imperiali superano le mura e mettono a sacco la cittadina. Ora la Furia del Nord si rivolge contro Alatri nella quale si erano asserragliati anche armati delle stesse città che avevano pagato il “fodro”. Ma le mura pelasgiche, la Civita e gli animosi difensori sono un ostacolo insormontabile, i Tedeschi restano sorpresi di trovare tanta resistenza in si esigue comunità. L'Hoenstaufen aveva posto il suo quartier generale sul Colle di San Pietro mentre la cavalleria chiudeva la valle di Carano e le fanterie circondavano le mura con macchine da guerra. L'assedio si protraeva da giorni ed allo scoramento dei difensori si contrapponeva il nervosismo degli assedianti che incominciavano ad avere la sensazione di trovarsi a loro volta circondati dal momento che gli Alatrini avevano chiesto rinforzi. Guarcino, Vico, Collepardo si erano uniti in lega e armati giungevano da Anticoli, Porciano e Anagni, grosse bande dai paesi del sublacense si andavano concentrando in Arcinazzo.
Sull'abbandono dell'assedio da parte degli imperiali gli Alatrini hanno creato molte leggende, quale quella di un prodigioso intervento di San Sisto o la straordinaria azione di una vergine paesana che sugli spalti incitava i concittadini alla pugna. O la sceneggiata fatta dagli Alatrini che in una pausa dell'assedio fecero sfilare dalle 4 porte della città l'esercito per più volte facendo cambiare ogni volta abiti e insegne alle truppe in modo da ingannare gli assedianti sul reale numero dei difensori. Non ultima leggenda quella di un gruppo di contradaioli, seguiti da loro appartanti, che si mise a giocare a “ruzzica” tra le mura e gli assedianti con grandi forme di cacio, offerte poi (!) a Enrico VI, per dimostrare la ricchezza di vettovaglie di Alatri. Comunque sta di fatto che gli imperiali tolsero l'assedio e si diressero verso Guarcino per eliminare la più pericolosa spina nel fianco.
Ma le asperità del terreno (balze, gole, boschi, strettoie, il fiume Cosa) non consentivano all'esercito tedesco di procedere compatto. Enrico VI vede tornare a brandelli le sue avanguardie cadute in imboscate e incalzate dai locali che sfruttano tatticamente la conoscenza del territorio. Finalmente l'esercito imperiale sbocca nella valle del Cosa sulla piana che si estende tra le città di Guarcino e Vico dalle mura zeppe di armati. Alle proprie spalle ha lasciato le indomite Alatri e Fumone imbaldanzite dal successo (e)... verso nord la ritirata sarebbe un suicidio non consentendo il terreno un buon campo di manovra per la cavalleria teutonica nerbo dell'esercito. Enrico VI si trincea nella valletta sotto Guarcino con la preoccupazione di come defilarsi da questa critica situazione.
Le croniche del tempo non risolvono l'enigma, né ci dicono quali furono i presupposti dell'idea della disfida fra i due campioni degli eserciti contrapposti; c'è da supporre che la proposta sia nata dai germanici che cercavano un espediente a buon mercato per sganciarsi dalla trappola che poteva scattare. Sta di fatto (però) che lo croniche narrano che un “teutonicus” ed un latino scesero a singolar tenzone davanti al re Enrico VI con l'esercito posto a cerchio e il popolo di Guarcino sugli spalti. La tradizione popolare vorrebbe i due duellanti di umili natali, un montanaro ed un fante germanico, ma per “miles” nel medioevo si intendeva un uomo d'arme, pertanto un cavaliere.
Recenti studi araldici, condotti dallo storico guarcinese, il notaro Giuliano Floridi, individuano il Malpensa in un rampollo della famiglia alatrense dei Gottifredi, infatti al cospetto del re “...astante rege cum toto exercitu in circuitu...” non potevano che misurarsi altro che due cavalieri. ...Della singolar tenzone fra il Malpensa ed il Teutonico non ci sono giunte né le regole, né le armi scelte, né il numero degli assalti, ma di certo il duello si svolse nello stile delle tradizioni cavalleresche. (Nella medaglia a fianco riprodotta lo scultore-medaglista Zanelli rappresenta i due duellanti mirabilmente contrapposti; sotto i cavalli gli stemmi dell'Impero e del Papato ed al fianco dei cavalieri i loro rispettivi stemmi). Solenne "Te Deum" di ringraziamento in Guarcino e Comuni viciniori nonché osannanti trionfi per Guttifredi Malpensa. Enrico VI, scornato per l'esito dello scontro, levò il campo, libero da offese e con l'impegno di non recarne, e ripassando sotto Alatri, lungo la riva sinistra del fiume Cosa, si lasciò alle spalle i fatali monti Ernici...”
Abbiamo riportato quasi per intero il racconto che l'artista Luciano Zanelli riporta magnificamente nel suo libro manuense e iconografico “Felcia Anticoli Fiuggi”, di cui possiamo ammirare di seguito due pagine (una relativa all'assedio di Alatri da parte del re Enrico VI e dalle truppe imperiali e l'altra con una visione della disfida tra il guerriero teutonico e il miles Malpensa).
Zanelli si è avvalso di alcuni documenti tra cui il “CHRONICON FOSSAE NOVAE Joanne de Ceccano Authore”, che, per l'Annus Domini 1186 riporta testualmente: “Hoc anno venit Rex Henricus filius Friderici Imperatoris et subjugavit totam Campaniam praeter Fummonem, et Castrum Ferentinum obsedit per novem dies, et ivit super Guarcinum; ibi commissum est bellum inter Teutonicum militem et Latinum hominem nomine Malpensa, et superatus est miles Teutonicus à milite Latino; vidente et astante Rege cum toto exercitu in circuitu.”
Padre Igino d'Alatri nella sua opera “Alatri e il suo celeste Patrono S. Sisto I Papa e Martire”, traendo spunto dall'Archivio di Trisulti Ms. (A, B – 25) dell'anno 1240, parla dell'assedio di Alatri da parte del re Enrico VI per nove giorni, delle preghiere rivolte al celeste Patrono, dell'intervento miracoloso, secondo la tradizione popolare, di San Sisto il quale, apparso dall'alto “in paludamenti pontificali” atterrisce il re tedesco “con atteggiamenti e sguardi pieni di minaccia” imponendogli “di allontanarsi immediatamente dalla sua città e di non più nuocere in alcun modo al suo popolo”. Padre Igino narra anche della donna che incita i concittadini alla resistenza e che, su suggerimento di San Sisto, progetta lo stratagemma delle sfilate, attraverso le porte della Città degli stessi uomini con gli abiti e vessilli cambiati, facendo credere al nemico che “ straordinari rinforzi per vie segrete fossero giunti agli assediati”.
Lo stesso autore parla della “disfida del Malpensa”, condivide il testo accettato dal tedesco Pertz nel suo libro “Monumenta Germaniae Historica Scriptores” che riporta lo stesso passo del “Chronicon Fossae Novae” con la seguente variante “... subiugavit totam Campaniam, praeter Ferentinum et Fumonem; obsedit per novem dies Alatrum et ivit super Guarcinum...”, ritenendola più esatta ed attinente alla reale precisione topografica degli eventi bellici.
In effetti, controllando alcune mappe rinascimentali e anche stando alle attuali vie di comunicazione, sembra alquanto inverosimile che il re Enrico VI, dopo aver cercato inutilmente di conquistare Fumone, tornasse indietro per assediare Ferentino e infine facesse ancora una marcia indietro per arrivare a Guarcino, senza interessarsi della più importante rocca di Alatri che si trovava entro il percorso. Pertanto quanto riportato dal Pertz indicherebbe un percorso più plausibile e meno tortuoso, anche in considerazione del fatto che Enrico VI aveva soprattutto interesse a giungere quanto prima in Sicilia. Inoltre, ammettendo che Alatri fosse stata veramente ignorata (?) dalle truppe imperiali, perché la città avrebbe inviato poco dopo uomini e cavalieri (il Malpensa) a combatterle, rischiando una rappresaglia o future vendette da parte di un potente re? Verosimilmente l'eccellente cronachista Joanne de Ceccano, nel sintetizzare i complessi avvenimenti bellici di Enrico VI nella Ciociaria, ha compiuto delle sviste o dimenticanze.
Per quanto riguarda l'appartenenza del milite Malpensa alla nobile famiglia alatrina dei Gottifredi, oltre alla ricerca storica condotta dal notaio Floridi, può essere di sostegno anche quanto riportato da Ascanio Cappelli nel suo libro “Vico nel Lazio: Memorie casalinghe con uno sguardo alle vicine città e paesi” (1922). In esso infatti l'autore scrive “Negli Annali Trisultini si legge che nel 1209, cioè 23 anni dopo gli avvenimenti narrati, la Certosa fu reintegrata nel possesso di un terreno olivato, posto in Alatri e tenuto da un tal Guttifredo Malpensa”.
LA MEDAGLIA D'ARTE.
Coniata presso l'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato ed edita dal G.R. Studio di Roma, la medaglia d'arte dello scultore-medaglista Luciano Zanelli è pronta per la fine di marzo 1987. Viene consegnata a chi l'ha prenotata durante il periodo pasquale e viene presentata ufficialmente dall'Autore il 22 aprile 1987 presso il civico museo di Palazzo Gottifredo alla presenza di numerosi estimatori e curiosi. In una delle sale, insieme alla manifestazione della F.A.O. “Campagna contro la fame” con tanto di annullo postale speciale (vedere la sezione “Eventi - 1984/1994 un periodo intensamente filatelico), dal 22 aprile all' 8 maggio vengono esposte altre opere (quadri, medaglie, targhe, placchette ecc.) di Zanelli, che riceve palesi apprezzamenti dal pubblico. Nella foto da sinistra: il Presidente dell'Archeoclub Amilcare Culicelli, lo scultore medaglista Luciano Zanelli e il Presidente del Circolo Vincenzo Marocco in una sala del civico museo per la presentazione degli studi preparatori e la materiale realizzazione della medaglia.
Ed infatti una simile medaglia d'arte, originalmente elaborata, non era mai apparsa prima nella Città di Alatri. Esaminiamola.
Sul DRITTO entro una cornice a losanga appare la scritta in caratteri goticizzanti “RE ENRICO VI ASSEDIA ALATRI A.D. 1186 – 1986” e sul bordo a destra di 1186 appare la scritta L Zanelli XII 86 (indicante la firma dell'Autore e la data della preparazione). Al centro la complessa scena dove l'antica città, cinta d'assedio dalle truppe di Re Enrico VI (in basso da sinistra), si difende strenuamente, con sulla torretta centrale la leggendaria vergine popolana, che, brandendo una spada, incita i concittadini al combattimento. Sempre al centro in alto un raggiante San Sisto ingiunge in modo minaccioso ai teutonici a desistere dall'assedio e a ritirarsi. In cerchio, attorno al Santo, gli scudi dei 9 rioni di Alatri a ricordare lo stratagemma delle sfilate con vessilli diversi. In alto, verso il vertice della medaglia, lo stemma di Alatri, la torre alata, ed in basso, all'opposto, lo scudo degli Hohenstaufen. Inoltre, in bella evidenza, oltre ai bastioni della città, sono raffigurati i due monumenti più celebri di Alatri: la Chiesa di S. Maria Maggiore e l'Acropoli con la Porta Maggiore.
Sul ROVESCIO, nel campo su 13 righe, la legenda, tratta dal “Chronicon Fossae Novae”, ma con la versione accettata dal tedesco Pertz e ritenuta da molti più verosimile. La scritta è racchiusa entro due ali di scudi schierati come due eserciti contrapposti, a sinistra, quelli dei Comuni della Lega Ernica, a destra, quelli degli imperiali. In alto, al vertice della medaglia, lo stemma del Papato con a fianco sulla destra il cimiero del Malpensa, in basso, all'opposto, lo stemma dell'Impero con a sinistra l'elmo del cavaliere teutonico. Sul bordo destro, spostata verso il basso, la scritta L Zan 87 (iniziali dell'Autore e l'anno 1987, che ben indica come l'opera, iniziata verso la fine del 1986, è giunta a compimento nei primi mesi dell'anno successivo).
Quello che colpisce chiunque osservi la medaglia è, senza dubbio, la complessità di quanto raffigurato. Solo un Artista raffinato come Luciano Zanelli poteva riuscire nell'impresa di condensare nei 7 cm di una facciata tanti avvenimenti, personaggi, monumenti, stemmi e scritte, ponendo il tutto in bella evidenza con sapienti giochi di bulinatura e con tanti studiati bassorilievi e incavature che danno alla scena un contrasto di luci e ombre con notevole dinamismo. La licenza artistica di incidere la Chiesa di S. Maria Maggiore nell'apetto moderno è dato dall'intento dell'Artista di far sapere, a prima vista, agli alatrensi e ai cittadini dei comuni viciniori che si sta parlando della vetusta e gloriosa Città di Alatri.
LA TIRATURA della MEDAGLIA d'ARTE.
La medaglia, inizialmente venduta con grande difficoltà, una volta emessa e vista, suscita l'interesse di molte altre persone, per cui alla fine, si raggiunge una vendita di tutto rispetto.
Medaglie in Bronzo (grammi 200) N. 199 esemplari, di cui N. 19 in dotazione all'autore, 5 donate ad autorità e personalità, e 175 vendute;
Medaglie in Argento (grammi 204) N. 40 esemplari, di cui N. 7 in dotazione all'autore e 33 vendute;
Medaglie in Oro (grammi 234,5) N. 2 esemplari, vendute a privati tramite prenotazione.
Le medaglie vengono coniate presso l'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, le tirature massime indicate sul certificato di garanzia (500 per il bronzo e 70 per l'argento) non sono quelle, molto più basse, effettivamente realizzate, ma indicano la possibilità, di fronte ad altre richieste, di poter effettuare una ristampa, partendo dal numero progressivo precedente e con l'indicazione sul contorno di una R (= ristampa) e del nuovo anno di riconiazione.
Una copia della medaglia d'arte del presente articolo viene depositata nei musei della Zecca di Stato e della Città del Vaticano.
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1995, LA SECONDA MEDAGLIA - "VETUSTISSIMA CIVITAS ALATRI (Alatri, Città d'Arte)".
L'idea di richiedere un francobollo della serie turistica dedicato ad ALATRI viene suggerita dal socio Filippo Belli durante l'Assemblea Generale dei Soci del 4 giugno 1992. Tutta l'impresa viene raccontata in un apposito capitolo, riguardante la filatelia. Qui basta accennare che il tentativo riesce e che l'emissione avverrà nella primavera del 1995. Essendo l'avvenimento molto importante (un francobollo è un veicolo culturale a livello internazionale), nelle riunioni successive del Consiglio Direttivo e dell'Assemblea Generale del 1994 si conviene che occorre arricchire lo straordinario avvenimento con altre iniziative degne di nota, soprassedendo nel 1994 ad attuare manifestazioni e riservando l'attivo di cassa realizzato nell'anno 1993 (lire 1.293.293) alle prime spese da affrontare per il grande evento del 1995.
Visto il successo, dopo gl'iniziali timori, della medaglia d'arte del 1987 "Enrico VI assedia Alatri", con i commenti positivi da parte della stampa e degli acquirenti, si pensa di far coniare una nuova medaglia d'arte, sempre al famoso scultore medaglista Luciano Zanelli. L'iniziativa, ben accolta dall'Assemblea Generale dei Soci e dall'Archeoclub di Alatri, questa volta riceve anche il parere favorevole da parte dell'Amministrazione Comunale di Alatri e dell'Ente Provinciale del Turismo di Frosinone, che, bilanci permettendo, promettono un loro appoggio economico.
Forti dell'esperienza passata e provvisti dei disegni preparatori attuati da Zanelli, anche questa volta si cerca l'aiuto dei commercianti del centro storico, promettendo loro, in caso di adesione e prenotazione, la pubblicità gratuita sui manifesti e locandine per tutta la durata della manifestazione che dovrebbe durare un tempo maggiore rispetto al 1987 e richiamare anche i curiosi e collezionisti della Provincia. Anche questa volta la partecipazione è notevole e, in pochi giorni si supera la fatidica soglia delle 100 medaglie, minimo previsto per la coniazione presso l'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.
Per le immagini da riprodurre sulla medaglia il Circolo Culturale Filatelico-Numismatico Alatrense e l'Archeoclub di Alatri propendono per una visione dell'Acropoli di Alatri come poteva essere all'inizio, secondo gli studi e la ricostruzione dell'architetto e archeologo G.B. Giovenale, e per altre opere artistiche tra cui la Madonna di Costantinopoli o i rosoni delle chiese più belle della Città. Lo scultore medaglista Luciano Zanelli offre il meglio di sé, realizzando una delle medaglie, ritenute dagli esperti tra le migliori italiane dell' ultimo quinquennio.
DESCRIZIONE DELLA MEDAGLIA.
Trascriviamo la descrizione della medaglia riportata sul certificato di garanzia della medaglia d'arte.
RECTO: una visione a volo d'uccello dell'Acropoli ricostruita sulla base dei rilievi e studi archeologici del Giovenale, riferiti all'epoca romana. Sullo sfondo della medaglia particolari significativi delle mura ciclopiche: Porta Maggiore; le tre Edicole; il Ciclope; il Leone; l'Aquila. L'artista, con significativi rilievi, ha voluto quasi estrapolare matericamente la ricostruzione della "Civita" idealizzandola come una astronave che viaggia nello spazio-tempo. Nella legenda della medaglia la scritta in caratteri gotici: "Vetustissima Civitas".
VERSO: in una splendida composizione due delle preziose opere d'arte della nobile e antica città di Alatri: il rosone di San Francesco su mezza medaglia, sull'altra metà impera a forte rilievo la scultura lignea della Madonna di Costantinopoli con il bambino di Santa Maria Maggiore, Nella legenda in gotico "Alatri - 1995". Nell'esergo l'araldica civica.
Per coloro che non avessero visitato la città di Alatri, si forniscono altri dettagli, sulle opere d'arte rappresentate sulla medaglia di Zanelli, tratti dal libro del Prof. Mario Ritarossi "ALETRIUM - una visita al centro storico di Alatri", © 1999 Tofani Editore.
"L' ACROPOLI - Il complesso monumentale dell' Acropoli di Alatri, situato al centro dell'abitato cittadino, costituisce una delle creazioni più suggestive e meglio conservate dell'architettura preromana in Italia. La costruzione ciclopica, caratterizzata da robuste muraglie in opera poligonale avvolge per intero la sommità della collina, dando origine ad una vasta sopraelevazione di forma trapezoidale, disposta trasversalmente rispetto all'orientamento meridiano della città. La struttura di contenimento è stata edificata, senza ricorrere all'uso di fondazioni, direttamente sulla viva roccia del colle, mediante la sovrapposizione di enormi massi irregolari di pietra calcarea, connessi gli uni agli altri secondo una singolare tecnica che non prevede l'impiego di sostanze cementizie. Il notevole sforzo costruttivo necessario per erigere, con modesti mezzi a disposizione, un'opera di siffatte proporzioni, fa ritenere che l'intera struttura sia frutto di una lunga fase di elaborazione, iniziata presumibilmente intorno al VII secolo a.C. dalle popolazioni erniche, e protrattasi, attraverso più riprese, per alcune centinaia d'anni, con l'evidente contributo di diverse generazioni di maestranze specializzate. Per la sua posizione dominante e per l'assoluta inaccessibilità del luogo, l'Acropoli ha svolto fin dalle origini la duplice funzione di spazio sacro e di presidio difensivo, divenendo alternativamente sede di antichi riti religiosi ed ultimo rifugio della popolazione sottostante. Allo stato attuale, nonostante le ingenti spoliazioni subite nel corso dei secoli, essa conserva pressoché inalterata la solida impostazione spaziale..."
Per la Madonna di Costantinopoli, raffigurata nel verso della medaglia si rimanda alla descrizione, presentata nella Sezione "Collezioni - Francobolli", capitolo "Natale 1975, una piccola grande serie filatelica" e per il rosone di San Francesco (a fianco una foto con tutta la maestosità dell'opera, di cui è stata riporata sulla medaglia la parte sinistra) si aggiungono le seguenti note, sempre di Ritarossi:
"LA CHIESA DI SAN FRANCESCO - Situata nei pressi dell'omonima porta cittadina, la chiesa di San Francesco fu costruita, insieme all'attiguo convento, nella seconda metà del XIII secolo da una piccola comunità di frati francescani, la cui presenza in Alatri sembra risalire ai primi decenni del Duecento, subito dopo la fondazione dell'Ordine. La massa compatta dell'edificio rivela la sua ispirazione tipicamente gotica nell'unico portale archiacuto e nell'articolazione del sovrastante rosone a radiali, composto da sedici colonnine di diverso intaglio, che racchiudono, con purezza di linee, il medesimo traforo della vicina chiesa di Santa Maria Maggiore."
LA PRESENTAZIONE DELLA MEDAGLIA
avviene Domenica 14 maggio 1995 nella Sala Consiliare del Comune di Alatri, alla presenza di numeroso pubblico. Dopo un breve saluto da parte del Presidente del Circolo Vincenzo Marocco e l'intervento del Sindaco Avv. Patrizio Cittadini, che sottolinea l'importanza storica delle manifestazioni, che stanno interessando la Città a partire dall'emissione del francobollo delle Poste Italiane dedicato ad Alatri (12 maggio), l'artista del Poligrafico e Zecca dello Stato Luciano Zanelli tiene una “lectio magistralis” sull'Arte della Medaglia.
Dall'idea iniziale al disegno, dalle prove con la plastilina ai calchi in gesso, dalle matrici al conio, l'Artista spiega con dotta semplicità tutte le fasi per la realizzazione di una medaglia. Il tutto corredato con la materiale presentazione dei gessi, dei coni e delle fusioni più grandi (diametro 23 cm). Alla fine dell'intervento, il folto pubblico, composto da curiosi e dai vari collezionisti interessati, applaude con fervore e si complimenta con Zanelli per la splendida medaglia di Alatri (nell'immagine seguente l'Artista Zanelli mentre tiene la sua "lectio magistralis"; da notare la fusione grande che stringe tra le mani mostrandola al pubblico, e davanti, sul tavolo, il suo calco in gesso bianco).
LA TIRATURA della MEDAGLIA d'ARTE.
Medaglie in Bronzo (Ø 70 mm – grammi 170) N. 230 esemplari (comprese 30 riconiate l'anno successivo dietro richiesta dell'Amministrazione Comunale di Alatri) di cui n. 20 in dotazione all'Autore; n. 37 in omaggio a personalità o destinate ai vari Enti patrocinatori e n. 173 vendute.
Medaglie in Argento (Ø 70 mm – grammi 150) N. 50 esemplari, di cui 10 in dotazione all'Autore e 40 vendute a privati dietro prenotazione.
Medaglie in Oro (Ø 70 mm – grammi 223) N. 2 esemplari venduti a privati dietro prenotazione.
Sono state approntate, su richiesta privata, anche 10 fusioni grandi (diametro 23 cm) in ottone brunito da appendere come quadri.
Le medaglie vengono coniate presso l'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, le tirature massime indicate sul certificato di garanzia (500 per il bronzo e 200 per l'argento) non sono quelle, molto più basse, effettivamente realizzate, ma indicano la possibilità, di fronte ad altre richieste, di poter effettuare una ristampa, partendo dal numero progressivo precedente e con l'indicazione sul contorno di una R (= ristampa) e del nuovo anno di riconiazione.
Una copia della medaglia d'arte del presente articolo viene depositata nei musei della Zecca di Stato e della Città del Vaticano.
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1996, LA TERZA MEDAGLIA - "SAN CELESTINO V PAPA" (1996)
(IN COLLABORAZIONE CON I COMUNI di FUMONE (FR) e FERENTINO (FR).)
articolo in preparazione
Nell'estate del 1994 si diffonde la notizia dell'emissione da parte delle Poste Italiane del francobollo della serie turistica dedicato ad ALATRI e della preparazione di molte altre iniziative, tra cui la coniazione della medaglia d'arte “Vetustissima Civitas Alatri”. Gli amministratori comunali di FUMONE (FR) si rivolgono a questo Circolo per poter essere aiutati nella richiesta di un francobollo per l'anno 1996, dedicato al VII centenario della morte di S. Pietro CELESTINO V, avvenuta nella rocca della cittadina ciociara il 19 maggio del 1296.
Essendo anche questa impresa andata a buon fine (vedere i dettagli nell'articolo “Il fantastico biennio 1995/96” nella Sezione “CHI SIAMO”), tra le tante iniziative si prevede anche la coniazione di una medaglia d'arte presso l'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. Appare naturale rivolgersi allo scultore medaglista Luciano Zanelli, il quale è ormai sinonimo di assoluta garanzia e professionalità. Avuti il benestare da parte delle autorità politiche dei Comuni di Fumone e Ferentino ed il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali e dei Vescovi delle diocesi Anagni-Alatri e Veroli-Frosinone-Ferentino, verso la fine del 1995 si procede alla realizzazione della medaglia, che viene presentata al pubblico la primavera dell'anno successivo.
Per la descrizione della medaglia riportiamo fedelmente quanto illustrato dallo scultore medaglista nel certificato di garanzia allegato alla stessa.
“S. CELESTINO V° PAPA
Il 19 ed il 21 maggio 1996 cadono rispettivamente il settimo centenario della morte in FUMONE e della sepoltura in FERENTINO di S. Pietro CELESTINO, Papa, al secolo Pietro da Morrone.
Per l'occasione le Poste Italiane, il 18 maggio, emettono un francobollo da L. 750 ed i Circoli Filatelici Numismatici di Alatri e Ferentino, in collaborazione con le Amministrazioni comunali di Fumone e Ferentino ed il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali e dei Vescovi Ciociari (Anagni-Alatri e Veroli-Frosinone-Ferentino) hanno affidato il progetto di una medaglia d'arte, coniata presso le Officine Monetarie della zecca dello Stato, all'editore G.R. Studio di Roma ed allo scultore medaglista Luciano Zanelli.
Tale multiplo d'arte, dal metallo titolato, a tiratura limitata, punzonato I.P.Z.S., continua la serie sulla Ciociaria medievale (“Disfida Malpensa” - “Assedio Alatri 1986” - “Vetustissima Civitas Alatri 1995”) realizzata dallo stesso artista. Con l'impianto grafico del progetto artistico della medaglia è stato editato un trittico, busta, cartolina e foglietto erinnofilo da collezione numerati e firmati”
DESCRIZIONE DELLA MEDAGLIA
RECTO: Morte di S. Pietro Celestino V° Papa nella Rocca di Fumone.
L'artista, con un volo di fantasia, ha suddiviso in due episodi la morte del Santo. Prima il trapasso nella cupa cella attorniato dai suoi due fedelissimi frati celestiniani e dallo sgomento carceriere mentre una luminiscente croce appare alta diffondendo i suoi radiosi raggi. Nella parte alta della medaglia, come se si precipitassero dal paradiso, due angeli volano a raccogliere l'anima del papa.
Sfondate le mura della impenetrabile prigione, segue, in trasposizione temporale, la traslazione del corpo dell'ex papa dalla arcigna rocca di Fumone al luogo di tumulazione nella non lontana Ferentino.
Nella legenda della medaglia in un arcaico gotico si legge “ex Arce Fumonis...A.D. 1296 – 19-V – 1996”.
Nell'esergo della medaglia il crest papalino della città di Fumone, l'araldica pontificale di S. Pietro Celestino ed infine quella dello stato della Chiesa.
VERSO: Deposizione di S. Pietro Celestino nella chiesa di S. Antonio Abate in Ferentino.
L'affresco di un giovanile S. Pietro Celestino monaco che restituisce la tiara pontificia e il purpureo manto papale; il dipinto scoperto occasionalmente solo un paio di anni fa nella chiesa di S. Antonio Abate in Ferentino, è la conturbante immagine alla quale si è ispirato l'artista per realizzare il rovescio della medaglia.
Alle spalle del Santo, sulla destra, un cuore fiammeggiante (ex voto) a ricordare il miracolo del ritrovamento di quello del S. Padre nel sepolcro dopo la traslazione del sacro corpo all'abbazia di Collemaggio (L'Aquila) nel 1327. Alla sua sinistra la chiesa di S. Antonio Abate annessa al piccolo monastero fondato nel 1260 circa dallo stesso Pietro da Morrone.
Nella legenda della medaglia la scritta in gotico “...Ad Ecclesiam S. Antonij … Ferentini A.D. 1296 – 21-V – 1996”.
Nell'esergo della medaglia le tre araldiche come sono dipinte nell'affresco dell'arco trionfale della chiesa: al centro l'araldica dei Celestiniani, una croce con una esse attorcigliata, al lato un giglio simbolo della città di Ferentino, dalla parte opposta uno scudo con una TAU araldica degli Antoniani, sormontato dalla croce del calvario.
Sotto questi tre scudi a testa di cavallo, in graffito, è stata incisa la scritta “Deposito” per rafforzare l'indicazione della prima sepoltura del papa eremita.
(Nell'immagine sottostante il certificato di garanzia con i disegni dei due lati della medaglia ed il francobollo obliterato con l'annullo filatelico speciale)
Medaglie in Bronzo (Ø 70 mm – grammi 170) N. 260 esemplari ; di cui n. 20 in dotazione all'Autore, n. 23 in omaggio a personalità religiose e civili e n. 217 vendute (110 a cittadini di Fumone, 100 al Comune di Ferentino e 7 a collezionisti di Alatri).
Medaglie in Argento (Ø 70 mm – grammi 150) N. 15 esemplari, di cui 10 in dotazione all'Autore e 5 vendute a privati dietro prenotazione.
Medaglie in Oro (Ø 70 mm – grammi ---) N. 0 esemplari.
Su richiesta di collezionisti privati sono state approntate anche 3 fusioni grandi (diametro 23 cm) in ottone brunito da appendere come quadri.
Le medaglie vengono coniate presso l'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, le tirature massime indicate sul certificato di garanzia (500 per il bronzo e 70 per l'argento) non sono quelle, molto più basse, effettivamente realizzate, ma indicano la possibilità, di fronte ad altre richieste, di poter effettuare una ristampa, partendo dal numero progressivo precedente e con l'indicazione sul contorno di una R (= ristampa) e del nuovo anno di riconiazione.
Una copia della medaglia d'arte del presente articolo viene depositata nei musei della Zecca di Stato e della Città del Vaticano.
Tutte le immagini e disegni delle medaglie di Zanelli (periodo 1986/1996) sono © dell'Autore e di G.R.Studio, che ci hanno concesso l'utilizzo. Questo Circolo non ha disponibilità delle medaglie in questione, ma può, in caso di richieste superiori ai 30 pezzi, chiederne una riconiazione.